Come è noto per uscire di casa per motivi urgenti, fare la spesa o andare in farmacia, si deve compilare un’autocertificazione in cui si dichiara, di fatto, di non essere stati a contatto con contagiati da COVID-19. Ora, che in Centri ENEA vengono alla luce, senza un’informazione, casi di contagio, per i dipendenti si potrebbe porre un imbarazzo sulla certezza delle suddette dichiarazioni alla luce di notizie su colleghi del medesimo luogo di lavoro sfortunatamente coinvolti.
Siamo venuti a conoscenza, ma solo indirettamente, di un primo caso positivo al test del COVID-19 ad un collega del Centro Casaccia. La notizia è stata data formalmente solo sabato scorso, ma solo ai colleghi della specifica unità e ai responsabili, da parte del Direttore del Dipartimento Tecnologie Energetiche. Nessuna informazione specifica è stata data invece dall’ENEA al complesso dei lavoratori del Centro potenzialmente a contatto, né tempestivamente né in ritardo. Ancora una volta sono state ignorate le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali del centro, nonostante abbiano responsabilità su salute, sicurezza ed anche su orari ed accessi. Non risulta che alcuna informazione sia stata data agli RLS. Non si ha informazione per provvedimenti da adottare per tutto il centro oltre a quelli annunciati, ma circoscritti esclusivamente per l’unità interessata. Ancora a fine settimana scorsa si è stati in presenza di circa una rilevante numerosità delle presenze nel Centro Casaccia, nonostante vi fosse una prima disposizione restrittiva del Presidente. La salute, ne consegue, non è la priorità. Dall’ENEA sono arrivate solo circolari di nuove strutture, nuove nomine, nuovi incarichi, sui quali esprimiamo dubbi rispetto alla procedura adottata. D’altra parte non vi sono state in queste settimane iniziative autonome e tempestive da parte dell’ente in relazione ai provvedimenti da prendere. Tutte le misure prese sono venute a valle esclusivamente da obblighi di decreti governativi e applicati sempre con il minimo indispensabile e con una confusione prolungata. L’assenza di informazione e coinvolgimento delle organizzazioni sindacali è grave e denota ancora una volta la scarsa sensibilità verso le esigenze dei lavoratori.
Nel Centro della Casaccia, in relazione alle interazioni delle attività, nonché alla mensa e al bar fruiti da centinaia di dipendenti, sarebbe stata doverosa una informazione tempestiva e collettiva. Invece, dopo che la notizia è comunque uscita dagli ambiti circoscritti in cui la si voleva ridurre, allarmando, quindi, tutto il personale, si viene a conoscenza, al posto dei dovuti provvedimenti, della paradossale richiesta giunta a dipendenti del centro di comunicare se avessero, loro, avuto nei scorsi giorni dei contatti con colleghi del laboratorio dove si era registrato un caso!! Siamo al fai da te e al far ricadere le responsabilità ai singoli dipendenti. Ma dopo la Casaccia, anche nella Sede centrale di Roma è venuto alla luce almeno un altro caso di contagio e la linea anche qui è stata di non divulgare la notizia se non al ristretto numero di colleghi del singolo ufficio, mettendo così a repentaglio le centinaia di colleghi che vi operano con contatti giornalieri e nelle interazioni professionali. L’edificio, poi, è stato in fretta sanificato, ma sostenendo che fosse routine di emergenza e non perché in presenza di casi. Ora, a distanza di alcuni giorni, si parla almeno di altri due casi! Di fatto la salute dei dipendenti non è stata rigorosamente salvaguardata!!! Ricorrere alla privacy per giustificare l’assenza tempestiva di informazione avvenuta solo in modo circoscritto, incompleto, tardivo, è un ragionamento inappropriato.
Il Garante della Privacy, infatti, si è pronunciato in modo chiaro rispetto alla conservazione rigorosa dei dati personali e non già certo sulle notizie di contagio su cui vi è un vincolo di informazione alle autorità e di rimando a tutti i possibili interessati, che nel centro della Casaccia hanno riguardato, invece, un singolo laboratorio e a Roma Sede un singolo ufficio, rispetto a centinaia di dipendenti presenti e interagenti. La salute non può essere messa a repentaglio!
Stupisce che proprio l’ENEA, un ente che ha fatto della protezione e sicurezza elementi essenziali della propria lunga storia professionale, non sia rigoroso nell’informazione su queste tematiche lasciando il personale senza le dovute rassicurazioni e con maggiori preoccupazioni. Anche la sanificazione è avvenuta in modo circoscritta, anziché generalizzata. Il Ministero dell’Ambiente, per un solo caso che si è presentato, realizza proprio in questi giorni la sanificazione completa, dandone informazione diretta a tutti i dipendenti. Così è avvenuto da parte di altri soggetti pubblici come la Regione Lazio. Affermare, poi, che la gestione di questa emergenza rende estranee le organizzazioni sindacali la dice tutta di quale sia la sensibilità agli interessi dei lavoratori e ad un evento straordinario che coinvolge tutto il paese.
Ricordiamo che appunto sabato 14 veniva sottoscritto un a livello governativo un Protocollo importante:
“Oggi, sabato 14 marzo 2020, è stato sottoscritto il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.
“Il Protocollo è stato sottoscritto su invito del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro dell’economia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro della salute, che hanno promosso l’incontro tra le parti sociali, in attuazione della misura, contenuta all’articolo 1, comma primo, numero 9), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020, che - in relazione alle attività professionali e alle attività produttive - raccomanda intese tra organizzazioni datoriali e sindacali. Il Governo favorisce, per quanto di sua competenza, la piena attuazione del Protocollo”.
Ma forse bastava leggere il contratto nazionale 2016-2018 all’art. 68 comma 4.k sulla contrattazione (non solo informazione) su: “le linee di indirizzo e criteri per la garanzia e il miglioramento dell’ambiente di lavoro, per gli interventi rivolti alla prevenzione e alla sicurezza sui luoghi di lavoro”
Questo per sottolineare che nemmeno l’emergenza sanitaria mondiale scalfisce il pregiudizio antisindacale che prevale in ENEA.
Pertanto si richiede di conoscere tutti i casi avvenuti, non certo nei dati personali, ma in relazione alle unità e ai centri coinvolti. Pertanto si sottolinea ancora una volta la necessità in tutti i centri di una chiusura straordinaria di tutte le attività, senza eccezioni opportunistiche, a meno che non siano emergenze dovute o di legge. Ora che le attività in lavoro agile sono valutate, anche nel nuovo decreto, modalità lavorativa ordinaria (come avvenuto in altri enti non era necessario il monito finale del ministro per adottarle), non ci si inventi di nuovo limiti di giorni per il LAG oppure recuperi di ferie, peraltro spesso non ancora maturate nell’intero anno solare. Peraltro, il fatto che il LAG sia divenuta attività ordinaria rende inopportuno richiedere giornalmente i report di verifica. Ci vuole, poi, chiarezza anche per le attività straordinarie e le reperibilità, le quali non possono coprire surrettiziamente attività ordinarie. Siamo nella consapevolezza di essere all’interno di un paese dove tutto, al momento, è rallentato o fermo.
Pertanto la FLC CGIL, come riscontro all’emergenza, chiede di conoscere la numerosità delle entrare nei centri e le unità coinvolte. Inoltre si chiede la massima tutela anche dei lavoratori delle ditte appaltatrici, ricorrendo eventualmente anche a misure previste dal Decreto Cura Italia. Come è stato sottolineato nel Centro Casaccia i servizi gestionali previsti in ogni centro, gestiti a turnazione, non sono indispensabili. Le attività di gestione come nella maggioranza delle amministrazioni pubbliche devono essere gestite in questo periodo via mail. Questo aspetto dovrebbe essere comunicato non solo ai dipendenti, ma anche inserito nel sito, corredato con le informazioni specifiche necessarie.