Il 18 maggio 2018 si è svolto il previsto incontro con l’ente. Uno dei temi in programma era l’aggiornamento della normativa del telelavoro prevedendo contestualmente il previsto avvio del lavoro agile.
Come affermato già in precedenza, la FLC CGIL non ha presentato proprie osservazioni riconoscendosi nel documento di proposta del CUG ENEA, che approfondisce le tematiche del telelavoro alla luce dell’esperienza ormai pluriennale nell’ente, distinguendola dalla novità del lavoro agile che risponde ad altre esigenze ed ha altri presupposti. Ci sembra che il tema essenziale emerso è il rispetto dell’obiettivo del 10% di attività coperte con telelavorabilità. In questo senso l’ipotesi di limitare a tre anni i contratti di telelavoro non sembra avere una coerenza con tale obiettivo. Se si tratta di favorire l’accesso a nuovo personale a questo istituto ciò avrebbe un senso, anche se le norme, tuttavia, parlano di "almeno" il dieci per cento, ma altrimenti appare una ipotesi solo punitiva. Di fatto è molto probabile, in presenza anche del nuovo strumento del lavoro agile forse più adeguato alle attività di laboratorio, che la percentuale del 10% non verrà raggiunta. Altra problematica è quella, onde evitare discriminazioni, che le attività non telelavorabili siano predefinite prima della presentazione dei progetti; non solo, ma ora l’ENEA parla anche di progetti di ente da proporre all’interno di un piano annuale. Una proposta sicuramente condivisibile, ma non crediamo in tempi ravvicinati perseguibile dalle varie unità ed in grado di raggiungere il 10% dell’obiettivo. Pertanto pensiamo che si debba andare al momento verso un sistema misto, cioè contemplare le prime proposte dell’ente ma senza escludere l’ipotesi del progetto del singolo.
L’altro tema proposto all’incontro, la nuova disciplina sui provvedimenti disciplinari, secondo quanto previsto nel nuovo contratto, ha sollevato obiezioni delle organizzazioni sindacali. Non si può dopo 8 anni di blocco contrattuale mettere al primo punto dell’agenda di confronto sindacale il tema dei provvedimenti disciplinari. Le organizzazioni sindacali, rappresentative della grande maggioranza del personale, ritengono che altre sono le priorità e comunque l’agenda delle tematiche va condivisa tra le parti. Per questo le organizzazioni sindacali hanno presentato una propria proposta di tematiche da affrontare. Parliamo di tematiche normative che vanno risolte, senza attendere il confronto dell’integrativo, pensiamo all’utilizzo della legge 104/92 a ore, alle ferie solidali, ai permessi per visite mediche; tematiche inerenti all’integrativo, quindi in particolare le questioni del conto terzi come del budget utilizzabile per le progressioni reso disponibile da chi è andato in pensione in questi anni; questione di regolamenti su materie di rilievo per esempio la sicurezza e la mobilità.
Ma altre due questioni di rilievo sono emerse nell’incontro ed hanno evidenziato una distanza tra le parti. Occorrerà per la loro rilevanza ritornarci in modo più compiuto. La prima è la decisione, presentata come “cautelare”, di togliere dagli aumenti contrattuali previsti l’assegno ad personam determinato nel momento dell’ingresso del comparto ricerca e che ancora è posseduto da 320 persone, ormai solo tecnici e amministrativi. Decisione assolutamente opinabile e anche discriminatoria (la lettera dei sindacati).
Nel momento nell’entrata nel comparto ricerca, ridefinendosi necessariamente i nuovi tabellari per ogni livello più della metà del personale ha acquisito un importo aggiuntivo al nuovo importo di livello assegnato, avendo un maturato economico di provenienza superiore allo stesso. Ma nel testo sottoscritto dalle parti, anche perché in ENEA al contrario di Enti che entravano nel comparto non si è voluto riparametrare l’anzianità, cosicché gli stipendi medi della massa dei dipendenti è circa del 15% inferiore alla media EPR (dati Aran), detto importo aggiuntivo veniva definito intangibile, quindi escludendo che il riassorbimento dovesse avvenire contestualmente ad aumenti contrattuali, come spesso accade quando si parla di assegni ad personam. Quell’importo invece in ENEA è stato trasformato in "tempo" utilizzabile per acquisire le nuove fasce stipendiali per i ricercatori tecnologi o come tempo utile aggiuntivo nei punteggi per i concorsi interni per i tecnici-amministrativi. Quindi più della metà del personale dell’ente ha potuto fruire interamente dal 2011 al 2017 dell’assegno ad personam sia acquisendo la fascia stipendiale in anticipo, sia andando in pensione e portandosi nel calcolo questo assegno, sia avendo vantaggi nelle procedure concorsuali svolte. Questo è avvenuto anche nella vigenza contrattuale attuale, quindi nel 2016 e nel 2017, ulteriore prova di discriminazione e irragionevolezza delle decisioni dell’ente. Ma per il rimanente 20% ancora in possesso dell’assegno ad personam da utilizzare nelle prossime procedure interne che l’ENEA avrebbe potuto espletare già nel 2016 e 2017 (sono rimasti sono 320 tecnici amministrativi), l’ENEA si inventa invece il taglio degli aumenti contrattuali, in sostanza facendo la cresta ad importi di incremento stipendiale che ha definito il Parlamento e persino interferendo nei livelli più bassi a chi fruisce dei famosi 80 euro. Quindi siamo ad una prova di mero esercizio di comando, un ulteriore episodio di questo continuo creare problemi al personale, magari puntando sul fatto che molti per qualche decina di euro non si attivino in procedure di contenzioso. Ovviamente per la cerchia di comando, al contrario della maggioranza dei dipendenti, vale sempre e in ogni questione l’interpretazione di maggior favore.
Ma tutti questi incrementi sottratti ai lavoratori non sono isolati perché vanno in parallelo al secondo punto di criticità emerso, che appare rilevante quanto disatteso sia nel merito quanto nel metodo. Infatti contestualmente a quanto sopra circa il prelevamento a dipendenti di quote salariali, si annuncia un nuovo pacchetto di caselle con relative indennità. Un pacchetto corposo che porta le indennità di responsabilità ad un numero più del doppio dell’INFN e del triplo del CNR, per non parlare degli altri enti “sopra i 2.000” come il CREA e l’ISTAT. Appare evidente l’uso distorto che si è arrivati a fare di questo strumento che evidentemente attiene alla discrezionalità, ma gli indirizzi e le metodologie da utilizzare devono avere criteri rigorosi sia nella definizione che nella loro assegnazione. Invece l’ente cosa fa? Si ripropongono con le organizzazioni sindacali sommari incontri “informativi” in cui si fa l’elenco delle caselle nuove, chiamato processo di “manutenzione”, che finirà poi in provvedimenti presidenziali. Anzi si evidenzia fastidio per ogni rilievo che si riceve per queste modalità di utilizzare un istituto che richiederebbe particolare rigore. Questa è la riprova che non solo non si vuol prendere atto degli articoli del nuovo contratto che ridefiniscono meglio informazione e contrattazione (sui criteri per tutti gli incarichi che prevedono indennità, ma anche le ricadute sulla professionalità dei dipendenti dei processi innovativi) ma che ormai le indennità di responsabilità sono usate come premialità, come strumento di compenso salariale, quasi sempre per i team centrali dei Direttori, amplificando e distorcendo il concetto di gerarchia sinonimo in se di maggiore professionalità.
La discussione su questo tema era sorta giacché nel comunicato dell’ente sullo svolgimento della riunione precedente si affermava che le organizzazioni sindacali oltre ad essere informate della nuova ondata di nomine erano state informate anche del “cambiamento di ruolo”, cioè della sua soppressione, dell’Unità Studi. Cosa che invece non era stata detta in realtà nell’incontro, tanto che si suppone che sia avvenuto qualcosa che ha obbligato a velocizzare e preannunciare questa scelta soppressiva che doveva forse avere tempi più lunghi.
La FLC CGIL ha dichiarato e dichiarerà il proprio parere contrario a questo nuovo pacchetto di incarichi. Ormai l’efficientamento tanto dichiarato ha fatto posto ad altro. Sarebbe meglio anche per il vertice un atteggiamento opposto di quello attuale. Per esempio il CdA dovrebbe dare l’indicazione di una diminuzione del 20% delle caselle per cominciare a riavvicinarsi agli standard del settore e le relative risorse assegnate alla valorizzazione della professionalità. In questo modo il vertice potrebbe meglio fronteggiare l’assalto alla diligenza dei Direttori che chiedono strumenti salariali per i loro collaboratori più stretti, trascurando il restante personale dei laboratori e dei centri presenti nel territorio nazionali.
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Avv. Davide Ansanelli
Direttore del personale
Oggetto: Apertura integrativo 2016-2018
Facendo seguito alla riunione tecnica del 18 u.s. ed alla condivisa necessità di prevedere una serie di incontri tra ENEA ed OO.SS. per informare e per aprire il confronto su temi specifici, vi segnaliamo le priorità da porre all’ordine del giorno:
L’elenco sopra riportato, nel disordine, non è esaustivo di tutte le tematiche da discutere e/o trattare e potrà essere integrato nel corso della riunione prevista per il prossimo 25 maggio 2018.
I migliori saluti.
FLC CGIL C. Buttarelli |
FIR CISL M. Tozzo |
Fed. UIL scuola RUA M. Iacovelli |
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Dott. Federico Testa
Presidente Enea
Ing. Tullio Fanelli
V dir. Gen. ENEA
Avv. Davide Ansanelli
Direttore del personale
Oggetto: Riassorbimento assegno ad personam
Nel comunicato al personale dell’8 maggio u.s. pubblicato sulla rete interna ed a firma della delegazione ENEA si afferma che “… per 321 dipendenti, gli aumenti retributivi previsti dal nuovo CCNL andranno, in parte, a riassorbire l’importo dell’assegno ad personam attualmente in godimento.”
Le scriventi Organizzazioni sindacali, con lettera di sigla prima (4 aprile), ed unitariamente nella riunione del 3 maggio u.s , hanno evidenziato che il riassorbimento dell’assegno ad personam che origina dalle tabelle relative al cambio di ordinamento e quindi dalla trasformazione di quote di salario fondamentale, sugli aumenti retributivi relativi al nuovo contratto appare decisamente illegittimo.
Considerato che l’attuale procedura di riassorbimento dell’assegno ad personam per i primi tre livelli costituisce prassi consolidata, condivisa e approvata dagli Organi di controllo, l’iniziativa in parola dell’ENEA, oltre ad una discriminazione di trattamento tra i diversi profili e livelli comporterebbe anche:
Riassorbendo illegittimamente l’assegno ad personam l’ENEA attribuirebbe incrementi ben inferiori agli 85 euro a 321 dipendenti, alcuni dei quali si vedrebbero persino decurtato il bonus di 80 euro destinato ai redditi più bassi, precedente unico nella pubblica amministrazione.
Per le ragioni sopra esposte le scriventi OO.SS. tornano a chiedere che non si proceda al recupero degli importi di cui all’assegno ad personam maturato in sede di tabelle d’equiparazione ma che il suo eventuale “riassorbimento” sia, al limite, previsto in sede di “dinamica” salariale così come avviene per i primi tre livelli.
Con riserva di tutela dei dipendenti nelle sedi opportune, si inviano i migliori saluti.
FLC CGIL | FIR CISL | Fed. UIL scuola RUA |